sabato 13 giugno 2009

Sportae...


Sembra finalmente che nel 2009 ci si sia accorti che i fatidici sacchetti di plastica siano letali per la salute del pianeta terra. Figlia del boom economico, la plastica era diventata il simbolo del rinnovamento ed implicitamente del consumismo, dell'usa e getta indiscriminato.
Per i miei pochi lettori, vi starete chiedendo perché dopo mesi di silenzio ( e di cose ne sono accadute!) io riprenda a scrivere solo dopo questa notizia: sembra infatti che fra sei mesi, dicembre 2009, le buste di plastica saranno sostituite da shopping bags più ecologiche.
Beh, questo tema mi tocca perché la guerra all'abuso dell'uso ( mi si scusi il gioco di parole) dei terribili contenitori è da me intrapresa quotidianamente: quando vado dal panettiere, ad esempio, che mi rifila il sacchetto anche se prendo una rosetta (inoltre già nel sacchetto di cartone). Quando ho provato a recarmi al supermercato con le shopping bags di tela mi hanno guardata come avessi in mano del materiale organico di cane.
Quando dico <<>>, mi guardano come una povera fessa dalle fisse new age.
Io invece ho sempre odiato i sacchetti e ho sempre temuto che un giorno sarebbero diventati una vera e propria emergenza per la salute della terra e quindi anche nostra.
Sto male quando li vedo galleggiare inneriti nell'acqua di un fiume o di un lago, quando li vedo intrigati fra i rami di un albero, quando su un prato li vedo svolazzare come romantiche foglie secche davanti ai miei occhi!
Insomma spero davvero che le sportule di materiale plastico possano abbandonare i nostri acquisti quotidiani.
In genere non namo gli addii, questo sarebbe uno dei pochi casi!

domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua


Ma quanti saranno i veri credenti in Italia? Intendo cattolici praticanti.
Quante persone oggi addenteranno costolette di agnello e torte pasqualine con in cuore il martirio e la rinascita di Cristo?
Non sono credente e oggi, mio malgrado, mi ritrovo la casa piena di parenti, uova di cioccolato, colombe senza sapere perché.
Un perché c'è e risiede nella forza asfittica delle tradizioni che come vizi ancestrali si sedimentano nel dna di ognuno di noi. Il ripetersi dei gesti, dei riti, delle tradizioni appunto, ci fa sentire parte di quel tutto che alla fine è nulla.
Al tempo dei miei nonni o dei miei genitori queste feste si "sentivano" di più, c'era un senso di religiosità più radicato o almeno a Pasqua e Natale si mangiavano tutte quelle leccornie che gli altri giorni dell'anno non potevi permetterti.
A che pro festeggiare oggi quando tutti i giorni ci ingozziamo senza sosta, quando lo spirito religioso si è svuotato ancora di più fino a diventare vile retaggio e spesso stanca abitudine?
Niente di che ma dell'Italia non mi piace proprio questo vuoto attaccamento a tradizioni che ti imbrigliano la mente e la impigriscono, che ti fanno cadere in quel vortice di pigrizia privo di costruttività.
Quisquilie pasquali, non ci fate caso.
Auguri

venerdì 10 aprile 2009

Dopo la tempesta


Cosa succederà una volta tornata la calma?
Questa domanda che risuona nella testa di tutti in Italia rischia di suonare retorica.
Intanto mi sento in dovere di testimoniare qualcosa di orribile, non posso dire (perché non l'ho visto con i miei occhi) se totalmente vero ma mi sono arrivate voci da persone che sono in contatto con i terremotati abruzzesi: sembra che gli scatoloni di aiuti che stanno arrivando da tutto il paese non sempre finiscano in mano alle persone giuste.
Spesso, questo è quello che mi è stato riferito, i camions vengono "sequestrati" e la merce rivenduta a prezzi altissimi, esiste una sorta di "borsa nera".
Questo mio conoscente ha detto che i suoi parenti lassù gli hanno parlato di prezzi della benzina ignobilmente alle stelle; l'altro giorno al telegiornale è stato detto che un "signore" vendeva carne a 80 euro il kg; lo sciacallaggio è praticato con più gravità di quanto se ne parli. La situazione insomma è degna della più grande inciviltà.
INCIVILTA': è proprio su questa parola che vorrei soffermarmi e del suo antonimo CIVILE.
CIVILE viene da CIVIS parola latina che si rivestiva di una carica simbolica molto alta. Il CIVIS romano non era solo un uomo, era un uomo riconosciuto giuridicamente che aveva diritti e doveri precisi da rispettare per poter essere un buon CIVIS ROMANUS degno di vivere e operare nell'Urbe e dentro i vasti confini dell'Impero.
Per diventare cittadino romano, un liberto ci metteva anni, doveva sudare questo suo status pieno di responsabilità. E' proprio da qui che nasce il nostro aggettivo CIVILE: è civile chi rispetta se stesso, gli altri, le regole che le leggi impongono e i luoghi nei quali vive.
Tutto questo l'ho ricordato per farvi capire come l'Italia sia un paese pregno di INCIVILTA', di menefreghismo, di non rispetto delle regole di convivenza che sono alla base del buon vivere sociale.
E' la cura del "particulare" che ci fregherà sempre.
Spero che per l'Abruzzo non si ripetano gli schifosi scempi dell'Irpinia, che la ricostruzione nasca su nuovi "pilastri"ma non so perché ho paura che ad ogni nuova tragedia sapremo rispondere solo con la solita vecchia RETORICA: termine pure questo svuotato del suo senso primigenio più alto.
Vive l'Italie!

giovedì 9 aprile 2009

Sciacalli su disastri annunciati


Ho sempre pensato a Gaia, la madre terra, come una cosa stabile. Egoisticamente, non avendo mai vissuto una tragedia come quella di questi giorni, sulla terra mi sentivo sicura, dalla terra protetta. La notte fra domenica e lunedì quella scossa si è sentita anche dove vivo, nulla in confronto alla zona dell'epicentro, ma per la prima volta ho sentito la terra vacillare e con essa la mia sicurezza, la mia tranquillità. Mi sento come se avessi visto mia madre vicino al mio letto con un coltello: mia madre, la mia terra mi ha tradita, ingannata.
La tragedia, una delle tante tragedie annunciate di questo nostro paese che ama trovare i "simboli" della tragedia, gli "eroi" della tragedia, l'ora, il momento del ricordo ma che non fa nulla per evitare che tali tragedie possano accadere!
Ora, dopo aver dovuto sopportare tutto il terrore della terra che trema di notte, dopo la morte, la perdita degli oggetti, dei ricordi, della dignità e di qualcuno di caro, quelle persone devono sopportare branchi di SCIACALLI che si aggirano fra loro con telecamere e microfoni.
Fanno domande continue, imbarazzanti, crudeli e spesso banali e scontate.
La televisione sta dando il peggio di sé nel riprendere un uomo che esce distrutto ed emaciato dalle macerie, togliendogli anche quel poco di dignità che spetta al dolore. Gare di solidarietà dove presentatrici finto-imbronciate inumidiscono teneramente gli occhi di lacrime che sanno di plastica. Orsacchiotti impolverati come trofeo di morte.
Ascolti auditel elegantemente sciorinati a gran voce a seguito della tragedia.
Il presidente del consiglio che ha l'occasione, su un grande palcoscenico di ribadire il suo cantilenante leit-motiv :LO STATO C'E'.
Lo stato, caro il nostro presidente, doveva esserci prima, nella gestione corretta dell'edilizia, nel controllo sull'abusivismo, nell'osservanza delle regole che in questo paese sono sempre infrante.
Piangete, piangiamo, ma sempre sul latte versato.

mercoledì 4 marzo 2009

TV


Mi sono sempre chiesta perché le persone si stupiscano del fatto che la televisione non sempre risulti veritiera. O meglio, che ciò che viene raccontato e trasmesso non sia una rappresentazione fedele del reale.
Io mi sono sempre stupita del contrario, mi spiego: all'interno di quella piccola scatolina, che ultimamente diventa sempre più grande e tecnologicamente più raffinata, tutto è finzione e messinscena anche le cose che pretendono di risultare "reali".
Anche un'inchiesta di tipo giornalistico, ad esempio, (e ce ne sono di ottime a volte) subisce un lavoro di selezione e montaggio che rende il tutto comunque scelta convenzionale e di parte. Si sceglie di raccontare in modo fedele ma il prodotto finale non può risultare che "parziale".
Figuriamoci quanto può considerarsi vero un reality che fa della messinscena e del colpo di teatro il cardine attorno al quale ruota lo svolgersi degli eventi e che mira, prima di tutto, al raggiungimento di alti dati d'ascolto.
Paradossalmente, all'interno della realtà televisiva, che non è realtà tangibile ed esperibile, reputo più sensato e vero un balletto delle gemelle Kessler che tutte quelle trasmissioni che si vorrebbero fare specchio del reale ma che non fanno che ricostruire un altro livello di vita, parallelo ma non coincidente, col mondo intorno, un altro piano esistenziale.
Invece di pretendere che la televisione ci rimandi la realtà esterna all'interno delle nostre case, sui nostri comodi divani in pelle, potremmo scegliere più sovente di spegnerla e mettere un bel cappotto per andare a vedere con i nostri occhi ciò che succede fuori.
In questo modo non solo acquisteremmo più tempo vitale ma ci accorgeremmo di quanto diverse possano essere le cose da come ci vengono raccontate e non arrabbiarci se, ad esempio, ci accorgiamo che ci stanno raccontando un sacco di fandonie!

lunedì 23 febbraio 2009

Smarrimento



E' un'epoca di smarrimento questa, dove a orientare la nostra vita non è più tanto la nostrà cosciente volontà quanto il flusso continuo della coscienza collettiva. Alimentata, questa, dai media e dalla psicosi collettiva cavalcata da chi governa e ha capito il nostro smarrimento, anzi, concorre ad alimentarlo di nulla o, peggio, di luoghi comuni. E' strano perché mentre da una parte è soprattutto l'egoismo a muoverci, a darci quella piccola spinta propulsiva che ancora ci fomenta, dall'altra è come se ragionassimo con la mente di altri, lasciandoci trasporatre in una enorme corrente che non ha sbocco se non nell'ovvio e nel becero impulso delle basse emozioni.
Facili emozioni, non sentimenti, questo è il problema. Camminiamo sul pelo dell'acqua senza immergerci nel profondo, ci lamentiamo senza muovere un dito, perché è la rabbia vera che ci manca, attutita dal tutto che ci circonda.
E' triste che i nostri politici approfittino di questo smarrimento generale per soffiare sul fuoco della paura e dell'odio e che l'informazione (che spesso non è tale) assecondi questo triste ed irresponsabile comportamento.
Vorrei ci fosse nei cittadini più autocoscienza e senso critico, vorrei ci fosse la voglia di andare oltre quello che ci viene detto, vorrei ci fosse la curiosità di scoprire quante sfaccettature nasconde ogni realtà, anche la più scomoda.
Non chiudersi nel proprio piccolo sbigottimento di paure e giudicare senza pietà prima di conoscere davvero!

domenica 15 febbraio 2009

Il Trasformista



E così il Mastellone concorrerà per le europee nientepopodimeno, tenetevi forti, che... con il PDL!
Evviva, siamo come il nostro solito nel Belpaese, alla fiera del trasformista: non c'è ideologia o morale che regga di fronte ad una poltrona calda e confortevole. I nostri politici, questi loschi e penosi individui, hanno veramente la faccia come il sedere, quasi li invidio! Non si vergognano di nulla, vivono nella piena amoralità forti del menefreghismo degli italiani, che perlopiù ipnotizzati dalla "tettona" del GF, se ne strafregano di questa gente che mangia sulle e alle loro spalle. Sì, li invidio, perché loro e tutta la loro tribù (dai figli, ai portaborse, agli azzeccagarbugli e puttanieri dei quali si circondano) vivono senza dignità, nella più totale impunità. I loro figli occupano i posti migliori (e sempre perché meritevoli...come fate a nutrire dubbi?!), le mogli occupano la giornata fra un happy-hour, una sfilata di moda o una prima teatrale mentre noi, coglioni, che ancora li andiamo a votare, ci sbattiamo, forti delle nostre lauree, per 400 euro al mese, spesso anche in nero.
E ora nemmeno la frase dei nostri nonni, quella inerente al guardarsi allo specchio senza sputarsi in faccia ha più un valore consolatorio: se non sei sotto i riflettori, se non ti sputtani davanti ad una telecamera non vali comunque nulla, non hai voce, nessuno ti ascolta più.
Loro si guardano allo specchio e guardandosi fieri in quegli occhi contornati da visi grotteschi si dicono: TANTO A VINCERE SONO SEMPRE E SOLO IO !
La Voce della Formica è un blog che nasce dal bisogno di comunicare un disagio: quello di dover sopportare in silenzio tutto ciò che la stampa e la televisione ci impongono, senza alcuna possibilità di replica e critica. E' un angolo di sfogo, il mio personale Hyde Park dove poter dare voce alla rabbia e lo sbigottimento che solo la stupidità riesce a procurarmi. Senza pretese e senza presunzione, dal basso, come dal basso ci guardano le formiche. Sperando di trovare attenzione da parte di chi come me è stanco del "nullismo" mediatico, di chiacchiere vuote, o peggio, servili. Vado a prendere lo sgabello e torno, scoiattoli grigi al raduno: la voce della formica sta smuovendo le fondamenta dei grattacieli...